Da qualche mese esiste a Venezia un piccolo angolo di poesia situato nel sestiere di Castello, precisamente in Calle Lion, tra la Scuola Dalmata e la Chiesa di San Lorenzo.
E’ un luogo intimo, accogliente, nato per creare abiti ma anche per ospitare altre forme artistiche e artigianali.
E’ molto più di una sartoria, molto più di un negozio di abbigliamento.
Non appena se ne varca la soglia, si sente subito quel calore e quella tranquillità che solo una sala da thé o una piccola libreria sanno darti: un luogo dove la fretta non esiste e dove si può ammirare ogni centimetro di questo spazio.
Un luogo dove la sartoria tradizionale si combina all’esigenza di proporre un abbigliamento fatto a mano e sostenibile.
Il tutto impreziosito dal sorriso e dallo sguardo vivace della proprietaria di questo posto così speciale.
Ti sto parlando di PATIENCE e di Daniela, una giovanissima italo americana, con la passione per il cucito, il lavoro manuale, i viaggi e una spiccata sensibilità per la vita a ritmi lenti, intraprendente e sempre piena di idee e di progetti da realizzare.
D: Ciao Daniela, puoi presentarti? R: Io sono Daniela Lombardo, ho 26 anni. Sono nata negli Stati Uniti, da mamma americana e papà veneziano, ma vivo a Venezia da quando avevo 2 anni.
D: Qual è il tuo percorso, la tua formazione ? R: Sono laureata in lettere moderne; durante l’Università ho seguito dei corsi di cucito perché volevo assolutamente fare qualcosa di manuale.
Il corso, iniziato giusto così per imparare, mi è piaciuto tanto. Durante tutto il periodo universitario ho realizzato abiti più per me, per la mia famiglia e le amiche ma a un certo punto ho deciso di provare a vedere se questa mia passione poteva diventare il mio lavoro. Ho iniziato a cimentarmi con qualche mercatino, ho provato a vendere un po’ online.
Dopo essermi laureata mi sono trasferita negli Stati Uniti, dove sono rimasta quasi un anno: anche lì ho sperimentato i mercatini e la vendita online.
L’anno scorso sono partita per la Nuova Zelanda dove ho lavorato nelle vigne; avevo intenzione di rimanere lì anche per quest’anno ma a causa del COVID sono ritornata a Venezia perché la situazione era incerta e non si sapeva cosa sarebbe successo.
Una volta tornata a casa, non sapendo cosa fare, vista anche la difficoltà nel trovare un lavoro, ho deciso di lanciarmi in una nuova avventura e provare ad aprire questo negozio. Un po’ per curiosità, ho iniziato a guardare degli spazi in affitto. Sono così riuscita a trovare questo spazio che mi è piaciuto molto e allora ho capito che era il momento giusto per avviare la mia nuova attività. Ho aperto il negozio a settembre; sono molto contenta perché questi primi mesi sono stati molto incoraggianti. Tante persone mi hanno sostenuto, c’è stato molto passaggio.
D: Che differenza hai notato tra Venezia e gli Stati Uniti nei confronti del tuo prodotto? R: Sia a Venezia che negli Stati Uniti l’esperienza dei mercatini è stata abbastanza dura. Non ho avuto tanto successo anche se le persone che si avvicinavano erano entusiaste. A me è sempre rimasto in testa che quello che proponevo non fosse un prodotto da mercatini e questo mi ha spinto a voler provare il negozio. Anche l’online non ha mai preso piede. Per me il contatto con le persone è sempre stato fondamentale; non sono molto social, lo faccio perché capisco sia importante ma non sono tanto brava sotto quel profilo. Mi piace il contatto con le persone e avevo questa idea che con il negozio sarebbe stato diverso e infatti al momento lo è.
D: Cosa ti ha portato ad aprire un negozio in questo momento e per di più di abbigliamento realizzato a mano? Pazzia, ottimismo o una sana ingenuità? R: [ride] Negli ultimi anni tutte le decisioni che ho preso, e sono state anche grandi decisioni come quella di trasferirmi dall’altro capo del mondo o cambiare lavoro da un giorno all’altro, sono state prese all’ultimo secondo. Mi piace cambiare, provare cose nuove. Quindi penso tanta pazzia ma allo stesso tempo riconosco anche di avere avuto tanta fortuna: ho un grande supporto dietro di me, molte persone che mi incoraggiano. Mi ritengo fortunata ad aver aperto questo negozio perché senza una rete dietro non ce l’avrei mai fatta.
D: Cosa c’è dietro il nome del negozio? R: “Patience”… non appena ho iniziato a realizzare abiti ho subito pensato a quale sarebbe stato il nome qualora fossi riuscita ad aprire un negozio. La cosa principale nel creare abiti fatti a mano è la pazienza, aspetto che in molti casi viene sottovalutato. Pazienza nel senso di ridare il valore di tempo alle cose; oggi diamo solo un valore economico. La prima volta che si realizza un abito, ci si rende conto subito di quanto tempo ci vuole.
Ho deciso di utilizzare il nome in inglese (la mia madre lingua) e non in italiano perché secondo me in inglese ha una sfumatura più positiva.
D: Che tipo di tessuto utilizzi per i tuoi abiti? R: Tutti i tessuti che utilizzo sono naturali e cerco di stare sempre molto attenta alla maniera in cui sono stati prodotti. Utilizzo per esempio dei cotoni biologici prodotti da una piccola fabbrica in India che funziona interamente a energia solare, quindi energia verde, utilizza solo tinte naturali e le fantasie sono fatte tutte con “block printing” a mano. Utilizzo dei tessuti di recupero, delle lane che sedevano in magazzini da anni e che quindi sono state ritrovate. Lavoro con scarti di fabbrica di aziende locali.
Sicuramente la parte del tessuto è una parte fondamentale e costituisce una continua ricerca. Mi piacciono molto queste aziende che sono riuscita a trovare in India, piccole, che lavorano con energia verde, ma mi piacerebbe spingermi molto di più sul locale, solo che non è così facile. E’ una continua ricerca, un perfezionamento. Anche per i filati sto cercando di utilizzare dei filati più eco compatibili. Ma anche per questo ci vorrà del tempo perché è difficile trovare qualcuno che voglia lavorare con piccoli numeri. Ma sono fiduciosa e troverò soluzioni migliori in futuro.
Da questo punto di vista il viaggio che ho effettuato in India è stato molto importante e stimolante.
In realtà ho iniziato a cucire proprio quando sono tornata dall’India perché avevo comprato dei tessuti da alcune cooperative; ad esempio da una cooperativa di tibetani rifugiati nel nord del Paese e da una cooperativa che aveva un banchetto a Delhi. Quindi quando sono tornata con questi tessuti meravigliosi, mi sono detta “Ok io ci provo, vediamo se riesco a vendere le cose che faccio”.
D: Venezia è tempo lento; è una città con i suoi ritmi. Perché Venezia e non gli Stati Uniti per questo tuo progetto? R: Mi è piaciuto il tempo trascorso negli Stati Uniti, ma non mi ci vedrei a vivere soprattutto per lo stile di vita. Almeno per quanto riguarda i posti in cui ho vissuto, voleva dire trascorrere tanto tempo in auto; c’è l’idea di andare veloce. Anche lì si sta creando un movimento che va incontro alla lentezza, ma è molto più difficile anche a causa delle distanze. Venezia è una città che ho sempre amato. Sono spesso scappata ma poi torno sempre e per me al momento è la dimensione giusta.
D: Cosa vuol dire per te aderire alla slow fashion (la moda lenta)? R: Questa espressione ha avuto origine nel 2007, quando la consulente di design sostenibile Kate Fletcher ha definito con queste parole il tipo di produzione e di consumo di abbigliamento in base ai principi del movimento “slow food”.
Il movimento slow fashion mira a creare consapevolezza sul consumo degli abiti. Una delle cose fondamentali della slow fashion è cercare di comprare abiti usati e di non consumare gli abiti, o di cambiarli ogni stagione.
Un altro movimento a cui aderisco è la fashion revolution che ha creato una campagna di sensibilizzazione che spiega come l’industria tessile sia una delle prime industrie più inquinanti soprattutto per quanto riguarda la tintura dei tessuti. Io vorrei essere portavoce di questi temi.
Quando la situazione lo permetterà, vorrei aderire alla fashion revolution week: mi piacerebbe partecipare a dei workshop, organizzare degli incontri qui in negozio. Vorrei anche organizzare una volta ogni due / tre mesi uno scambio di vestiti usati: qualcuno porta qui in negozio qualcosa e va via con qualcos’altro.
D: Questo è uno spazio di creazione e di vendita, ma qui dai spazio anche ad altri artisti. In che modo crei questa sinergia? R: Con ogni nuova collezione cerco un artigiano diverso, al momento di gioielli, da poter abbinare ai nuovi abiti che propongo. Questa idea mi è venuta perché quando stavo cercando uno spazio, cercavo un luogo grande da poter condividere con altri artigiani. Negli Stati Uniti ho lavorato in uno spazio di coworking e per me è stato molto stimolante confrontarmi con altre persone. Purtroppo qui a Venezia non sono riuscita ad organizzarmi in questo senso, anche perché avevo bisogno di vedere come le mie cose potevano funzionare e mi sono chiesta “in quale maniera posso comunque condividere lo spazio?” Allora ho pensato di avere altri artigiani come ospiti; mensilmente ospito una mostra diversa di fotografia, quadri o illustrazioni. Idealmente all’apertura di ogni mostra organizzo un incontro con l’artista accompagnato da un piccolo rinfresco. E’ un modo per aiutarci: io do spazio a qualcuno che non ha un luogo dove esporre e grazie all’evento inaugurale, mi faccio conoscere da persone che fino ad allora non mi conoscevano.
D: Hai arredato tu questo spazio? R: Sì, i mobili sono tutti di seconda mano, recuperati in negozi dell’usato. Innanzitutto per una questione di costo, ma anche perché per me non ha senso acquistare mobili nuovi quando se ne possono recuperare di buoni e molto belli. Mi sono innamorata di un pezzo alla volta e ho dovuto comporli insieme. E’ stato molto divertente farlo e mi ci sono voluti due mesi per ottenere questo risultato. Da quando ho trovato lo spazio, ho trascorso due mesi sia a cucire la collezione sia a recuperare, ogni settimana, mobili per arredare il negozio.
D: Questa nuova collezione a cosa si ispira? R: Questa collezione l’ho dedicata al mio viaggio in Nuova Zelanda. Le lane e i colori mi hanno ricordato quel viaggio. La prima collezione l’ho dedicata a Venezia, chiamandola “Laguna” e ogni capo era inerente alla laguna e al suo ecosistema. Ma visto che l’ultimo posto in cui sono stata prima di tornare a Venezia, è stata la Nuova Zelanda ho pensato fosse giusto dedicare la collezione a questo paese. E’ stato un viaggio molto bello; ho comprato un van e ho vissuto lì per 3 mesi: era un mio sogno quello di fare la vita nomade anche se purtroppo è durata meno del previsto.
D: Che progetti hai per il futuro? Come vedi questa attività? Quali sono le tue aspettative? R: Spero e sento già che c’è un cambiamento nelle persone che si stanno sensibilizzando all’idea che è una necessità quella di ritornare al fatto a mano, un po’ in tutti gli ambiti, non solo nel campo dell’abbigliamento. Il fatto a mano si sta rivalorizzando. Rimane nella mia testa l’idea di avere un giorno uno spazio da condividere con altre persone e penso che prima o poi riuscirò a realizzare anche questo progetto. Per me è sempre molto difficile fare programmi per il futuro; sono sempre piena di progetti e di nuove idee. Al momento sono molto contenta di essere qui e di vedere che ci sono molte persone che stanno apprezzando il mio lavoro e spero di poter continuare così almeno per un po’.
In un momento come questo in cui, soprattutto a Venezia, ci stiamo abituando ad assistere alla chiusura di tante attività, Patience rappresenta una grande speranza. Un progetto coraggioso, realizzato in maniera etica, nel rispetto dell’ambiente e delle persone, come dimostra in primis la scelta del tessuto e delle aziende con cui lavorare.
Un progetto portato avanti con entusiasmo e intelligenza da una giovane donna, Daniela, che ha saputo trasformare un momento di incertezza in un’opportunità.
Una donna con un fuoco dentro che sono sicura saprà lei stessa costantemente alimentare, a Venezia o altrove poco importa … basta che porti con sé questa attenzione verso ciò che la circonda, dedizione e… pazienza.
CONTATTI Patience di Daniela Lombardo Castello 3385/H – Calle Lion – Venezia Email: madewpatience@gmail.com Sito web: https://www.madewithpatience.com Facebook: @patiencevenezia Instagram: madewithpatience
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