L’ARTE DEL VETRO E DELLA SETA DELLA FAMIGLIA MORETTI

“Con la stessa gioia per la vita che lui ci ha trasmesso, siamo felici di aver regalato un sogno a un papà presente, affettuoso, generoso, bellissimo dentro e fuori. Un padre di cui essere orgogliose…” Giovanna, Carlotta e Orsola Moretti 

Fin da bambina ho sempre adorato le storie. Tra i ricordi di infanzia più forti che ho, vi sono i momenti trascorsi con mia nonna durante i quali mi leggeva o mi raccontava una favola.

La storia che sto per raccontarti ha un po’ il sapore di una favola e potrei iniziarla con un “C’era una volta…”

Ho avuto la fortuna di farmela raccontare da una delle protagoniste, Giovanna Moretti, conosciuta in occasione del Christmas Art Gallery attualmente in corso presso l’hotel Ca’ Sagredo.

E’ la storia di 3 sorelle, Giovanna, Carlotta e Orsola e del loro adorato padre, Andrea.

È la storia di una serie di murrine, i cui colori, trasparenze e imperfezioni tipiche di una materia duttile, fragile e magica come il vetro, vengono trasportate su un materiale nuovo e prezioso, la seta, per dare vita a foulard coloratissimi, ipnotici nei quali perdersi.

E’ la storia di una tradizione che continua e si rinnova allo stesso tempo.

E’ la storia di un’eredità, non tanto economica, ma artistica e affettiva; un’eredità fatta di passione, dedizione e di un sogno da portare avanti e realizzare. Un’eredità contrassegnata dall’attesa: lasciare il tempo necessario alle tre sorelle di comprendere il desiderio del padre, farlo loro e portarlo, con soddisfazione e orgoglio, a compimento.

Un racconto che mi ha davvero commosso e che lascio alle parole di Giovanna

D: Buongiorno Giovanna, può presentarsi? R: Sono Giovanna Moretti, vivo a Venezia, abito qui da sempre. Sono figlia di due veneziani doc: papà muranese, mamma veneziana. Entrambi provengono da due famiglie che hanno fatto parte del mondo dell’arte veneziana. Papà lavorava a Murano con il vetro mentre la mamma faceva parte di una famiglia di tessitori veneziani, della Bevilacqua.

Ho due sorelle  [Carlotta e Orsola] e insieme a loro, alla morte di nostro padre, abbiamo pensato di portare avanti la tradizione di famiglia, soprattutto per farla conoscere. E’ così che ha preso il via VITA DI VETRO, la nostra società che inizialmente è nata più come un’idea che come una società per poter vendere.

E’ nata proprio dalla passione di papà per il vetro. Purtroppo papà era malato di cuore da molti anni; era una persona solare, innamorata di tutto quello che era stato il suo passato, del suo percorso nel mondo del vetro. Era solare nel senso che in qualche maniera riusciva a trasmettere agli altri questo amore. Veniva chiamato il “nonno con le murrine in tasca” perché aveva sempre delle piccole murrine che regalava alle persone che incontrava e che gli facevano simpatia. Per cui se avesse incontrato lei di sicuro le avrebbe detto “tieni questa, è un portafortuna”, anzi le avrebbe regalato la “rosetta” che è una perla che porta fortuna per la vita, per il futuro.

Ci ha lasciato questa eredità importante che noi non possiamo tenere in un cassetto; sentiamo di dover raccontare agli altri quello che lui ci ha raccontato e trasmesso affinché rimanga. L’idea di creare foulard con i disegni delle murrine è venuta proprio a lui che, nel giugno 2016, insistentemente voleva portare a termine questo progetto. Non ci siamo riusciti e lui era visibilmente triste. Purtroppo è mancato nell’agosto del 2016 e, ironia della sorte, in settembre avremmo dovuto avere l’appuntamento con la ditta Bevilacqua per creare i tessuti per i foulard, ma a quel punto a noi è venuta a mancare la forza per portare avanti questo progetto.

La svolta L’anno successivo, nel 2017, si è svolta la prima edizione della Venice Glass Week. E lì si è verificato un vero e proprio corto circuito! Quando una cugina ci ha detto che avrebbe partecipato alla Glass Week, ci si è accesa una lampadina e io e le mie sorelle ci siamo dette: “qui bisogna assolutamente portare e esporre il campionario e fare questi foulard che il papà voleva”. Da lì a un mese e mezzo avevamo tutto pronto per poter partecipare alla Venice Glass Week del mese di settembre. Noi tre sorelle ci siamo messe di impegno per riuscire in questa operazione e alla fine abbiamo presentato i foulard: una collezione di otto foulard, 90×90 e 40×40 in seta di Como che avevano i disegni, le imperfezioni e le bolle stesse del vetro riportate su preziosa seta cucita a mano. Li abbiamo chiamati con i nostri nomi: Giovanna, Carlotta, Orsola e con i nomi dei nostri figli.

Abbiamo presentato il campionario qui a Ca’ Sagredo organizzando una conferenza. Tanti non conoscevano questo pezzo della storia di Murano.

L’antenato Già nell’800 Vincenzo Moretti (1835 – 1901), un antenato del papà, con la sua produzione di vetro murrino ha ispirato la realizzazione di innumerevoli pezzi artistici ora custoditi in diversi musei del mondo e in collezioni private (ad esempio ad Altino stesso, al Museo del Vetro di Murano…)

Le 102 formelle 4x4cm che componevano il suo Campionario, oggi diviso in 3 collezioni, sono la prova tangibile di diverse combinazioni di disegni e colori da cui i suoi clienti potevano scegliere ciotole, vasi, e altri oggetti.

Noi disponiamo di un terzo di questo campionario, dove sono riprodotti i vecchi disegni dell’epoca romanica e abbiamo voluto riportarli sulla seta. Devo dire che è stata una sorpresa anche per noi, nel senso che vedere ingrandito un 4cm x4 su 90×90, quindi su quasi un metro di tessuto, ci ha permesso di osservare dei particolari che in una murrina piccola non si vedono assolutamente, come colori, imperfezioni, bolle, sfumature …

Ricordo l’emozione di noi tutte quando abbiamo visto la prima realizzazione. Anche nostra madre, inizialmente restia verso questo progetto, è stata sommersa dall’emozione e ha chiesto di tenere per sé il primo capo come ricordo. VITA DI VETRO Devo dire che i foulard sono piaciuti tantissimo. Molti hanno capito che non si trattava solo di una seta bella ma di un qualcosa che aveva una storia che partiva da tanto sentimento. Abbiamo poi creato questa società per poter vendere i foulard e l’abbiamo chiamata VITA DI VETRO perché il papà ha dedicato la sua vita al vetro ma, pur essendo una persona forte, sportiva, aveva un cuore molto fragile senza saperlo, perciò nel nome dato alla società abbiamo voluto unire questi due aspetti.

Abbiamo partecipato ad altre due Glass Week, presentando tutto il percorso del vetro: dal momento in cui esce come massa incandescente dal forno fino a quando diventa canna che veniva tirata nella fabbrica del nonno dove lavorava anche il papà, fino a diventare murrina o perla in altri casi. Nella fabbrica papà faceva anche delle lampade semilavorate che poi venivano acquistate da grosse ditte industriali che negli anni hanno sviluppato un mercato meraviglioso attorno a questi oggetti.

Nel 2019 abbiamo realizzato la lampada Giuli perché papà ci aveva lasciato una cartellina con tutte le notizie per portare a termine questo progetto che era rimasto incompiuto. Per cui abbiamo fatto soffiare la lampada; non ci aveva detto dove andare, quella è stata una nostra scelta ma a quanto pare siamo andati nella giusta direzione perché quell’anno Simone Cenedese, maestro vetraio muranese, ha vinto il premio “Glass in Venice” come artista migliore dell’anno. Ci piace pensare che nostro padre ci abbia guidate fino a lui.

Abbiamo presentato la lampada qui a Ca’ Sagredo: sono intervenuti l’artista Fabrizio Plessi, Carlo Urbinati (presidente dell’azienda Foscarini), Sandro Zecchin (esperto del vetro), tutti e tre amici di nostro padre. Si è quindi svolta la presentazione della lampada che era coperta da un foulard, le nipoti l’hanno accesa e l’abbiamo chiamata Giuli, con il nome della mamma.

D: Da ragazze come guardavate alle attività dei vostri genitori? Avevate mai pensato che un giorno avreste preso le redini dell’attività di famiglia?  R: No, non l’avremmo mai pensato anche perché tutte e tre abbiamo intrapreso strade professionali molto diverse. Il papà ci ha sempre insegnato molto sul vetro, ci portava in fabbrica sin da bambine, abbiamo dei ricordi nitidi dei giri in fornace, in mezzo ai fuochi però lui diceva sempre che era un mondo particolare, non facile, per cui non ci ha mai incoraggiate a prendere la sua strada. Non ci ha nemmeno mai detto di no. Noi abbiamo preso strade diverse ma a lui bastava che noi portassimo avanti la cultura del vetro, la conoscenza di queste cose. Spesso ci inviava email con tantissimo materiale e quando noi dicevamo che non eravamo riuscite a leggerle, lui ci rispondeva “avrete tempo” ; noi non capivamo questo “avrete tempo”. Quando ? Quando saremo anziane? Invece era “ quando io non ci sarò più, qui troverete tutto quello che avreste voluto chiedermi e non mi avete chiesto”.

Per cui noi ora disponiamo di materiale che andiamo a consultare come se fosse oro colato. Ci ripeteva sempre: “troverete tutto e direte – ma guarda che papà ordinato che abbiamo”. Infatti abbiamo ritrovato molto. Questo ci ha consolato, se così si può dire, visto che non si riesce mai a trovare consolazione dinanzi a una perdita di questo tipo. Ma visto che non possiamo tornare indietro, avere questo materiale ci aiuta a sentirlo più dentro di noi. Io ora non ho più bisogno di chiedermi questa cosa come la faccio? Tante volte la faccio – non so se mi illudo – ma la faccio come la farebbe lui perché sento che mi dà delle direttive e ciò è molto confortante.

D: Come vede oggi il futuro della vostra società? R: E’ un momento difficile, un po’ anche a causa del Covid. Ci sarà sicuramente un ritorno alla tradizione, al fatto a mano. Certo uno può acquistare un foulard meno costoso dei nostri, che magari riporta il disegno di un quadro di un pittore più famoso del nostro Vincenzo Moretti però non c’è dietro tutta quella tradizione. Sarebbe stato semplice per noi fare una linea meno costosa, su un tessuto qualsiasi, probabilmente lo avremmo venduto di più ma avremmo svilito tutto.

D: Esiste uno showroom, un negozio dedicato solo ai vostri foulard? R: Abbiamo avuto per un periodo uno showroom ma era un temporary, è durato solo un mese. Abbiamo però partecipato alle Venice Fashion Week durante le quali abbiamo mostrato i nostri foulard e anche i nostri abiti.

Sono state organizzate sfilate al Bonvecchiati, al Bauer e presso Palazzo Paruta: è stato molto bello vedere questi vestiti indossati da modelle.

Abbiamo dato i foulard a dei negozi. L’idea di aprire uno store nostro c’è, ma non in questo momento; in un futuro perché no? Volendo sognare, pensiamo a Piazza San Marco, dove la gente si aspetta l’eccellenza, non perché noi siamo più brave degli altri, ma perché proponiamo un prodotto particolare.

Nell’ aprile 2018 abbiamo creato un’altra edizione di foulard con altre 3 fantasie, chiamandoli questa volta con i nomi che ci venivano in mente come “Acquario”, “Mare in tempesta”, “Tramonto” … a seconda della sensazione che ci dava il disegno del foulard e li abbiamo fatti più grandi per il periodo estivo, questa volta in rasatello di seta, in georgette e in chiffon. Poi abbiamo proposto un’edizione limitata per il Natale 2017 con tutti i foulard che avevamo prodotto durante la prima edizione, riportati su un unico foulard in cachemire con i contorni rossi proprio perché era Natale.

Purtroppo il COVID ci ha imposto una battuta di arresto e non abbiamo più prodotto. Al momento cerchiamo di far conoscere ciò che abbiamo.

Abbiamo avuto un’esperienza bellissima con Obag che ci ha chiesto, per la Venice Glass Week, di esporre le loro borse con i nostri foulard attaccati. Hanno allestito una mostra all’interno del loro negozio Obag di Venezia dedicata alla storia del campionario e alla storia di VITA DI VETRO. In una stanza con mattoni a vista sono stati appesi dei plexiglass con i foulard e vicino la storia della società, basata su ciò che nostro padre ci aveva raccontato e sulla lavorazione delle singole formelle.

D: Come ci si sente oggi ad aver realizzato il sogno di un padre?  R: E’ fantastico; io vorrei averlo qui, per poterlo abbracciare e potergli dire “abbiamo fatto tutto quello che desideravi”. Noi siamo felici di poter portare avanti una cosa che lui voleva assolutamente realizzare e che ha lasciato incompiuta. Noi ci chiediamo sempre: “Chissà papà… starà facendo i salti sulle nuvole”.

Penso proprio di sì; immagino la sua gioia e il suo orgoglio nel vedere realizzare un sogno così grande proprio dalle sue figlie, nelle cui vene, secondo papà Andrea, “scorre il vetro”… anche perché i sogni, si sa, non sono fatti per stare in un cassetto.

 

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